Pignoramento conto corrente: quali sono le cause di tale procedura? E soprattutto, come evitare di perdere il tuo patrimonio.
Nei casi in cui si è debitori verso qualcuno di una data somma di denaro, il creditore ha a disposizione diverse soluzioni per il recupero di tale somma. Una di queste è il pignoramento del conto corrente presso terzi. Il creditore può essere un privato, una banca, una finanziaria, l’Agenzia delle Entrate.
Si tratta di un’espropriazione forzata regolata dall’art. 491 del codice civile. Il pignoramento del conto può essere effettuato sia su conti correnti postali che su conti correnti bancari ed è un provvedimento che può essere richiesto dal creditore nel momento in cui il debitore non sia in possesso di beni immobili che diano garanzia del saldo del debito. Ma quali sono i casi in cui rischi di perdere il tuo patrimonio? Vediamoli insieme.
Conto corrente bloccato o pignorato: ecco quando rischi di perdere i tuoi risparmi
Il pignoramento del conto corrente può essere di qualsiasi cifra da 1 euro ad 10 milioni di euro. Dopo il pignoramento del conto corrente, se il creditore non ha soddisfatto i propri requisiti, può decidere entro 30 giorni se mantenere il pignoramento del conto corrente oppure se abbandonare la procedura.
La norma stabilisce che per al dipendente debba essere garantito un minimo vitale in merito al pignoramento su conto corrente. Un creditore può dunque pignorare solo la parte che eccede al valore del triplo dell’assegno sociale, così da garantire quel minimo di spese. Nel 2024 l’assegno sociale è di 534,41 euro, quindi la somma tutelata e non pignorabile è di 1.603,23 euro. Per i dipendenti i creditori possono procedere pignorando 1/5 dello stipendio.
Se sei un un pensionato, il pignoramento del conto corrente è solo parziale. Anche in questo caso vale la regola del minimo vitale. Al pignoramento conto corrente bancario si arriva, come già detto, quando il debitore non ha pagato il creditore: banca, finanziaria, Agenzia delle Entrate. Tra varie motivazioni troviamo rate di finanziamento non pagate.
La finanziaria fa un semplice e logico discorso: se il debitore non è riuscito a saldare delle piccole rate, non sarà in grado di saldare l’intero importo. Dunque procede con il pignoramento del conto corrente. Per farlo si rivolge al tribunale e deve dimostrare di avere elargito un credito che però non è stato saldato.
A questo punto il giudice emette un primo documento, il “decreto ingiuntivo”, dove ordina il debitore di pagare la somma dovuta entro una data specifica. Se non si pagherà neanche in questo caso, allora il creditore andrà nuovamente dal giudice e questo emetterà un nuovo documento, il precetto, dando un altro ordine di saldare l’importo per l’ultima volta. Se anche questa volta non si paga il debito, allora il creditore procederà con il pignoramento dei conti correnti.