A cosa serve, quanto costa e soprattutto chi può richiedere il contributo unificato per lo sfratto: ecco tutto quello che c’è da sapere.
Il contributo unificato rappresenta una delle prime voci di spesa che i proprietari di immobili devono affrontare quando si trovano nella necessità di avviare una procedura di sfratto nei confronti dei loro inquilini.
Questo tributo, indispensabile per l’avvio del processo civile, suscita diverse domande tra cui la più frequente riguarda il suo ammontare e le eventuali agevolazioni disponibili.
Contributo unificato per lo sfratto: a cosa serve e quanto costa
Il contributo unificato di iscrizione a ruolo è essenziale per coprire le spese iniziali della giustizia civile, inclusi i procedimenti di sfratto. Regolamentato dal DPR 115 del 2022, questo tributo semplifica gli oneri fiscali relativi alle questioni giudiziarie sostituendo le precedenti imposte come diritti di cancelleria e tasse di iscrizione a ruolo. Il pagamento del contributo è obbligatorio per chi avvia la causa e può essere rimborsato in caso di esito favorevole del giudizio.
Per quanto concerne specificamente i procedimenti di convalida dello sfratto, sia per morosità che per finita locazione, il Testo Unico sulle Spese di Giustizia prevede una riduzione del 50% sul tributo dovuto. Questa agevolazione mira a semplificare l’accesso alla giustizia da parte dei proprietari immobiliari che necessitano di recuperare la disponibilità dei loro beni.
L’importo da versare varia in base al valore della causa: si parte da 21,50 euro per cause fino a 1.100 euro fino ad arrivare a 843 euro per quelle superiori ai 520.000 euro. È importante notare come l’ammontare preciso sia determinato dal Testo Unico sulle Spese di Giustizia e sia soggetto alla riduzione già menzionata nel caso degli sfratti. La determinazione del valore della causa dipende dalla natura dello sfratto: se legata alla fine della locazione o alla morosità dell’inquilino. Nel primo caso si considera l’importo annuo del canone mentre nel secondo la somma dei canoni o delle spese non pagate fino alla notifica della citazione.
Le modalità previste dal DPR 115/2022 includono il pagamento telematico tramite portale dedicato, mediante Modello F23 con codice tributo specifico o attraverso bollettino postale presso la tesoreria provinciale dello Stato oltre che in tabaccheria dove possibile acquistare valori bollati.
Non versarlo comporta una serie d’interventi da parte dell’autorità competente che vanno dalla richiesta formale al recupero crediti tramite Agenzia delle Entrate qualora anche questa richiesta venisse ignorata. La mancata corresponsione può quindi generare ulteriori disagi e costi aggiuntivi rispetto all’importo originariamente dovuto.