Come funziona il primo autobus a guida autonoma e perché non bisogna non preoccuparsi: come cambierà la mobilità pubblica.
L’innovazione nel settore dei trasporti sta per fare un significativo passo avanti con l’introduzione del primo autobus a guida autonoma presso l’aeroporto di Changi, a Singapore. A partire da ottobre 2024, questo veicolo senza conducente sarà impiegato per trasportare i lavoratori nell’area riservata dello scalo, segnando un importante traguardo nella mobilità autonoma.
Il progetto è frutto della collaborazione tra Changi Airport Group (CAG), Singapore Airlines Engineering Company (SIAEC) e Sats Airport Services, che hanno sottoscritto un accordo il 17 luglio per avviare una prova di concetto della durata di due anni.
L’iniziativa si inserisce in un più ampio piano volto a migliorare la produttività della manodopera attraverso l’automazione. L’utilizzo degli autobus autonomi nell’airside mira non solo ad aumentare l’efficienza operativa ma anche a migliorare la sicurezza stradale e ridurre la congestione. Foo Kean Shuh, responsabile della sostenibilità e vicepresidente esecutivo per le operazioni della SIAEC, ha evidenziato come l’integrazione di questi mezzi possa ottimizzare il numero di veicoli presenti nella zona dedicata alle operazioni di volo dell’aeroporto.
Il programma sperimentale prevede due fasi distinte: una prima fase, della durata approssimativa di nove mesi, vedrà l’autobus autonomo operare in un ambiente controllato senza passeggeri, successivamente, nella seconda fase, il veicolo sarà testato insieme ai mezzi tradizionali in condizioni operative reali. Questa progressione mira ad assicurare che ogni aspetto legato alla sicurezza e all’integrazione con i sistemi esistenti sia accuratamente valutato prima dell’implementazione definitiva.
La guida autonoma rappresenta uno dei segmenti più promettenti nel campo dell’innovazione industriale grazie ai potenziali risparmi economici che può generare. Secondo gli standard definiti dalla Society of Automotive Engineers (SAE), esistono cinque livelli di classificazione dell’autonomia veicolare: dal livello 0 (nessuna automazione) al livello 5 (autonomia completa). Queste tecnologie avanzate promettono non solo una riduzione dei costumi operativi ma anche miglioramenti significativi in terminologia di sicurezza stradale.
L’avvento dei veicoli autonomi richiede adeguamenti normativi specificati da parte degli Stati per garantire lo sviluppo sicuro ed efficace di questa tecnologia. In Italia, ad esempio, il decreto Smart road del 2017 rappresenta uno dei primissimi tentativi normativi in tal senso. Tuttavia, oltre agli aspetti legislativi è necessario considerare anche le implicazioni sul mercato del lavoro: negli Stati Unititi il sindacato dei conducenti Transport Workers Union ha ottenuto diritti significati sulla decisione dell’impiego delle tecnologie driverless attraverso contratti colletti innovativi.
Una casa da sogno ed elegante quella del giornalista sportivo Fabio Caressa e la conduttrice…
Dove vive la conduttrice di Ballando con le Stelle, programma Rai, Milly Carlucci? Bellissima casa…
Come realizzare una cornice con delle conchiglie (rotte), un regalo perfetto per questa estate da…
Tutti usiamo, o quantomeno abbiamo in casa, delle cover del telefono, ma vi siete mai…
Un errore che commettono in molti, dove si getta la carta assorbente della cucina? Ecco…
Cosa fare entro il mese di agosto per proteggere il giardino in estate: cosa si…